Amianto: un pericolo subdolo sotto il naso di tutti noi...

Tutto cominciò agli inizi anni '60.

Alla periferia della città in pochi mesi si eresse un "villaggio". Un rione popolare, che a quel tempo, riunì più di 400 famiglie. In quegli anni, uno dei materiali più economici, per la copertura dei tetti erano i pannelli ondulati in fibrocemento, comunemente chiamati "eternit". Un nome meritato, in quanto i componenti "fibre di amianto e cemento" sono composti duraturi nel tempo, da farli sembrare eterni. Ma ciò che ancora non era ben conosciuto, era la pericolosità delle fibre dell'amianto. Oggi è provato che possono provocare una patologia gravissima, chiamata "asbestosi". La particolarità che caratterizza l'amianto, oltre al fatto che è da considerarsi quasi indistruttibile, è che le sue fibre sono scindibili fino a dimensioni microscopiche, da definirsi quasi allo stato "gassoso". La loro infinitesimale dimensione, le rende facilmente volatili e dunque, particolarmente facili da disperdersi nell'ambiente. La pericolosità provata, per l'organismo, consiste nel fatto che una volta inalata, la fibra, rischia di conficcarsi nelle pareti degli alveoli polmonari e nel tempo portare alla terribile asbestosi, nonché ad alcune forme di tumore della pleora. Chiaramente il pericolo è proporzionato alla durata dell'esposizione e al numero di fibre inalate, ma in teoria è sufficiente anche una sola fibra e scatenare l'inferno.
Sono molte, le categorie di operai che hanno pagato, e stanno pagando il prezzo di questo "subdolo veleno". Se nell'industria e l'artigianato, sono anni che si prendono precauzioni durante le fasi di lavorazione, e si usano fibre che hanno caratteristiche meno rischiose, di quelle usate un tempo, l'amianto di allora si trova ancora comunemente attorno a noi: Tetti, pavimenti, coibentazioni e rivestimenti di edifici e vagoni di treni, isolanti termici per forni e caldaie, senza dimenticare le pasticche dei freni dei mezzi di trasporto.
Col passare del tempo e la presa di coscienza che un tetto di amianto sotto al naso, (vedi foto sotto) è sicuramente una "mina" vagante, la famiglia che aveva la terrazza e le finestre del proprio appartamento, che si affacciavano direttamente a pochi centimetri dalla distesa di eternit, si rivolse ai proprietari del tetto (una multi propriertà). La risposta fu laconica e disarmante: Se c'è stato quarant'anni, può rimanerci per altri 40.
Non rimase allora che prendere carta e penna e inviare una richiesta formale al Sindaco, di verifica della pericolosità del manufatto. In pochissimi giorni, arrivarono i tecnici della USL, che effettuarono i rilievi e i campionamenti di materiale. In breve giunse il responso che in sintesi diceva: "Fibre pericolose e a salvaguardia dell'ambiente, se ne consiglia la rimozione". La risposta arrivò al Sindaco il quale però, in mancanza di una legislazione ben precisa, e spinto anche dalle ricadute economiche che avrebbero coinvolto i commercianti proprietari, che nel frattempo si erano uniti contro qualsiasi intervento di sostituzione, tardava a prendere una qualsiasi decisione.
Ma la proprietaria dell'appartamento, non si lasciò scoraggiare e dopo mille telefonate, incontri e raccolta di firme e articoli sui giornali, infine riuscì a smuovere talmente le acque, che Comune e ASL arrivarono a siglare un protocollo d'intesa (mai fatto sino ad allora) per varare una procedura standard, per affrontare casi del genere e così, l'ordinanza di rimozione partì.
Nelle foto precedenti e nelle due che seguono si può vedere benissimo la vicinanza del manufatto alle abitazioni. A proposito va detto che sul tetto in questione, si affacciano direttamente le finestre e i balconi di oltre 60 appartamenti, che vanno dalla distanza minima di un metro alla massima di 50mt.
A meno di 20 mt c'è un distretto socio sanitario, a meno di 50, una scuola materna e a meno di 80, una scuola elementare. Come dicevo prima, una vera bomba ecologica in seno alla comunità.
I fattori principali della pericolosità delle lastre ondulate sono:
La qualità di amianto;
La vetustà del materiale (l'età di questo manufatto risale al 1960 dunque più di 40 anni);
Lo stato di conservazione (se le lastre sono più o meno spezzate);
Il grado di degrado delle superfici (sopra e sotto).

Come si può vedere dalle foto lo stato del tetto, era davvero pessimo. Nelle foto, si vede benissimo che lastre sono allentate
(col vento, si muovevano aumentando la dispersione delle fibre nell'ambiente);
Si vedono benissimo anche i muschi e licheni che avevano attecchito
sulle superfici, indebolendo la coesione delle fibre
e aumentando quindi lo sfaldamento delle stesse, dalla massa. Ma finalmente, dopo due anni di lotta, arrivò la ditta che dette inizio ai lavori.
Lavori che avrebbero dovuto eseguirsi seguendo uno stretto protocollo,
in quanto, la rimozione delle lastre, aumenta di gran lunga il rischio ambientale
e dunque, il tutto si svolse sotto la sorveglianza diretta (si fa per dire) della USL.
La ditta, allestì un cantiere, eresse un ponteggio e si dette il via alla "sarabanda"

Perché ho usato un termine così sarcastico?
Ebbene, seguite le operazioni (nella sequenza fotografica)
e poi, converrete anche voi che "sarabanda"
è solo un dolce e blando eufemismo. . .


Come dicevo prima, gli operatori debbono indossare dei DPI specifici
ed usare maschere e guanti, infatti l'operatore sotto,
che sta spruzzando la vernice, ne è provvisto... o quasi...


C'è da sapere che:
1) Le operazioni si devono svolgere, in modo da limitare al minimo la dispersione di fibre nell'ambiente;
2) Gli operatori debbono "Obbligatoriamente proteggersi con tute monouso, maschere ad alto coefficiente di filtraggio se non addirittura con filtri a carboni attivi, guanti, scarpe con copriscarpa usa e getta. Il tutto, dopo l'uso deve essere stoccato con le procedure di smaltimento di rifiuti speciali altamente inquinanti.
3) Tutti gli abitanti degli appartamenti prospicienti l'area interessata devono essere avvisati di tenere porte e finestre chiuse, e di evitare di stendere panni e di frequentare l'area per tutto il periodo di rimozione.
4) Tutti i materiali di risulta, oltre alle lastre rimosse, devono obbligatoriamente essere isolati in involucri di plastica per poi essere inviati allo smaltimento speciale.

Ora vediamo come si svolseroi lavori ... .

Si comincia con inibire le fibre, che potrebbero staccarsi dalle superfici, spruzzandoci sopra un'apposita resina colorata, (nel caso specifico di color rosso) però, come si può vedere nella foto sotto, si fece con la solita superficialità e leggerezza che contraddistingue, tutte quelle operazioni che sono imposte, ma a cui non si da alcuna importanza perché hanno un costo, e così, grandi "chiazze" della superficie, non sentirono nemmeno l'odore di quella vernice.

I guanti invece li indossa l'operatore (foto sopra) che sta svitando le viti di fissaggio delle lastre.
noo.. ? ma forse sono trasparenti.. come i copriscarpe...?
Si noti alle spalle dell'operatore la superficie che non è stata rivestita di vernice.

E guardate nella foto sotto, quanto materiale si era accumulato nel tempo, sotto le lastre,
tra cui tantissima polvere delle stesse lastre, dunque ricca di fibre di amianto ..

Sotto: Alcuni operatori, fanno "finta" di indossare i DPI necessari... da ciò si denota che trattasi di ditta "specializzata"

(penso proprio che fosse davvero specializzata....
specializzata sì.... ma a prendere per il culo il mondo intero...facendo una sceneggiata)

 

si stanno rimuovendo le lastre.
Guardate quanto muschio e licheni le ricoprono e quanta vernice rossa hanno ricevuto....
Nella foto si vede la polvere sollevata dal piede dell'operatore,
il quale, molto intelligentemente, non ha messo il soprascarpa
e così facendo, avrà tutti i calzini impregnati di polvere
e di amianto che molto generosamente, porterà a casa a moglie e figli,
in fondo anche loro hanno diritto a godere della vita no..?
Come si dice a Lucca: Quando ce n'è, ce n'è per tutti..!
Voi vi domanderete: Ma ad eccezione delle lastre di eternit, tutto il materiale che viene rimosso,
(e sono quintali) dove verrà smaltito?

Dovete ammettere, che vi sarebbe piaciuto che vi avessi stupito con effetti speciali..
Magari con aspiratori futiristici provvisti di filtri a carboni attivi...

Invece venne usato un metodo più semplice dell'uovo di Colombo...
Una scopa... e poi.... per lo smaltimento speciale......

il vecchio e ormai collaudato metodo della serva sfaticata....
si alza il tappeto e..........ZACK...!
la spazzatura sparisce sotto......

 

Come dicevo prima, la ditta in oggetto, è una di quelle ditte specializzate
che sanno quello che fanno ed ecco che hanno la soluzione anche a questo...

Come noterete voi stessi, stanno impiegando un sitema di ripulitura dei residui
unico al mondo; un'alta tecnologia d'avanguardia, una tecnica particolare
che fa in modo di non sollevare ulteriormente quelle polveri estremamente pericolose...
Confessatemi che è un metodo che vi è piaciuto tantissimo...
e che se dovreste, un giorno, aver bisogno di una ditta seria...
vorreste senza dubbio quella.....

Poi si passa alla nuova copertura, vorrei che si notasse,
che gli operatori, conformemente al protocollo di protezione individuale,
usano tute e guanti;
e se il guanto è rovesciato e non offre una protezione di continuità con la tuta...
lasciando l'avambraccio scoperto...
va bè... state a vedere il capello...? pardon.. la fibra?
I lavori, proseguirono fino a completamento dell'opera "magna"
non sto a raccontare i danni collaterali alla struttura del balcone della famiglia.

Sotto si vede il tetto come è oggi, e non a caso ho scelto un'immagine
in cui il manufatto è ricoperto da un candido manto di neve (28 febbraio 2004)

perché volevo simboleggiare un pietoso sudario su una vicenda
che è durata più di due anni e che, grazie all'avidità di alcuni
e la superficialità di controllo di altri,
sotto quel manto bianco è stata chiusa un'altra brutta eredità per i nostri figli e nipoti
in barba alle leggi e alla salute altrui.
Dalla tua abitazione vedi un tetto in eternit?
Ora sai cos'è.... e non ti resta che...
piangere
   

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