Pagina dedicata a tutti coloro che lasciarono la loro terra, la loro casa e i loro cari
per una speranza di vita migliore in terre lontane e tra genti sconosciute

 

chi non ha vissuto al miniera non sa cosa sia l'inferno....

Ces gueules noires ...

(Dedicata a tutti i minatori, uomini coraggiosi che spesso

hanno dovuto pagare a carissimoprezzo il pane quotidiano)

 

( Ces gueules noires ) quei musi neri

Brulicanti le scure viscere della terra

Ignari e coraggiosi, questi uomini veri

Combattenti diuna già perduta guerra.

 

Forti nell’animo, quelle fibre possenti,

Scendono in fondo alla nera miniera,

Stringendosi a coorte e serrando i denti

Dove luce fulgente è solamente chimera.

 

Questonero carbone che subdolo uccide

Ostruendo al polmone, dell’aria il passaggio,

Come sommo giudice è lui che decide

Chi muore o chi resta a fargli da paggio.

 

Quel pulviscolo infido, acre, soffocante

Ricopre ogni cosa, come un soffice velo

Incastonato nei pori come nero diamante,

Eterno teste a prova dell’ ingrato lavoro.

 

Le facce son scure, lo sguardo è lontano,

Ognun’ seco porta, dentro al cuor, altro lido

Si aggrottan’ le ciglia e tremante è la mano

Sperando che giurato amor resti ognor’ fido.

 

Non si fa distinzione al colore di pelle;

La lingua parlata è il fardello comune;

Fratellanza e amicizia son’ fide sorelle

Che legano tutti come cappio di fune.

 

Spesso gli sguardi son’ rivolti lassù,

Lassù in superficie dov’è vita normale

Fremendo al pensiero che l’insidioso grisou

Rapinarli potrebbe della lor linfa vitale.

 

Riemergon’ dal fondo con le ultime forze

La stanchezza traspare dal passo pesante

Si appendon’ le lampade appena smorze

Pensando già all’abbraccio d’amante.

 

Nel grigio paesaggio le case son tetre

Si accennan’ saluti, il sonno offusca le menti

I riccioli sfiorati da mani rudi come pietre

Sbocciano in sorrisi di bambini gaudenti.

 

Gavorchio 1994

ecco cosa offriva la società delle miniere belga alla fine anni '40

 

Emigrante

 

Con lo sguardo stanco, inutilmente perso all’orizzonte

Col pensiero alla terra lontana, oltre mare, oltre monte

Nelle pupille, la casa natale, la vecchia cucina odorosa

Pensa ancor a quell’ultima notte, alla sua giovane sposa

 

Alle sue morbide mani, ai suoi fianchi, aisuoi occhi dolci

Ai ti amo confusi, sussurrati tra i lunghi capelli disciolti

A quelle labbra tremanti che si persero nell’ alba grigia

Di quel giorno d’addio, al passo legato alla pesante valigia

 

Confusi ricordi, dolci ed amari, a volte pungenti come stiletto

Inaspriscono l’anima,umettano gli occhi, trafiggono il petto

Mail ricordo del cielo sopra i suoi monti, riaccende brillante

La speranza che termini quest’arido errar, da uomo emigrante

un grazie a Gaby Mazzantini per l'aiuto nella ricerca dei documenti