Museo del Castagno

(Colognora di Pescaglia)

 

in questo museo si rivive uno spaccato della vita di montagna
che traeva gran parte del sostentamento dal castagno

(queste foto sono solo una piccola parte del materiale presente nel museo)

 

ecco la cucina di allora

 

 

 

racchiuse nella teca
le "formine" per confezionare i "befanotti"
dolci tipici della festa "di Befana"

attrezzi per la cura del castagno e della selva

 

 

il "Metato" in miniatura

"il Metato era una costruzione in muratura
formato da un monolocale diviso solo da un piano
formato da listelli di legno peggermente distanziati,
sul quale venivano stese le castagne.
Sotto, veniva acceso e manentuto il fuoco
in modo da essiccare le castagne.
Onde permettere una essiccazione uniforme,
le castagne venivano rimescolate.

 

sotto:

attrezzi per la sbucciatura della castagna


una volta essiccata nel metato,
per separare la buccia dal frutto ormai ben secco e duro,
nel tempo si sono sviluppati metodi sempre più efficaci.
Uno dei più antichi è la "mazzaranga"


sotto:

il responsabile del museo sig. Angelo Frati
soiega ai visitatori i vari metodi di sbucciatura delle castagne

sotto:
in questo disegno è spiegato l'uso della "mazzaranga"

dalla mazzaranga si passò poi alla sbucciatura, "calpestando"
le castagne con delle apposite calzature fornite di solidi tacchetti in legno prima
e in ferro poi


altro metodo anticamente in uso
era la sbucciatura nel mortaio
sotto: alcuni modelli in pietra e in legno



in epoche più recenti si fece largo uso della "battitura"
inserendo le castagne in un sacco di grossa tela che veniva
poi sbattuto con forza su un ceppo di legno


mentre con l'avvento del moroe a scoppio prima e poi di quello elettrico poi
si costruirono delle macchine per battere le castagne


una macchina come questa, oltre a separare le bucce dal frutto,
era in grado si separare le bucce che venivano espulse dalla parte frontale della macchina
mentre i frutti interi fuoriuscivano sul lato destro
e dal sinistro invece uscivano i frutti spezzati che venivano,
prevalentemente utilizzati per l'alimentazione dei suini.

 

la fase successiva vedeva in azione il mulino.

Mulino per la farina di castagne


 

 

il mulino

 

schemi di funzionamento del mulino

"l'arcone" per conservare la farina tutto l'anno

 

 

attrezzi vari

 

 

il forno


 

 

la farmacia

 

il "bigongiaro"

 

il fabbro

 

sotto: la Forgia

 

sotto: il mantice



Angelo ci fa notare quanto fosse stato usato l'incudine

 

 

sotto:
un "Gavorchio" vicino ai "Gavorchi"
I chiodi forgiati a mano, venivano familiarmente chiamati "gavorchi".

Come si può notare dalla foto, essendo solo dei semplici chiodi,
venivano fabricati velocemente e avevano un aspetto "brutto" anche da nuovi.
Proprio per il loro spetto, per antonomasia in dialetto lucchese,
si definisce "gavorchio" qualcuno o qualcosa" di poco bello.

 

il carbonaio

sotto: un "crivello" (setaccio) e una specie di "pala" in legno intrecciato
che serviva per riempire facilmente i sacchi col carbone.

 

l'arrotino

 

 

 

la macellazione

 

varie

 

 

un paio di curiosità

sotto:
un nido di uccellino ricavato in un buco nel muro.

sotto:
un attrezzo al quanto strano che potrebbe considerarsi
l'antenato del "girello" dove veniva messo il bambino per apprendere i primi passi.

 

 

 

un antico meccanismo di orologio

e una sezione di tronco di castagno
per calcolarne l'età

 


Aperto tutti i pomeriggi dei giorni festivi da marzo a novemnbre
possibilità di visita su appuntamento in qualsiasi periodo
contattare il Responsabile sig. Angelo Frati
frati.lucca@tin.it



visita il sito ufficiale del museo

(clicca sull'immagine)

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