Come vivevamo...

la vecchia cucina:
Un caminetto con una enorma cappa
I fornelli a carbone
un tavolo qualche sedia
una "pila" di pietra o granito per lavabo
il paiolo sempre attaccato alla cremagliera
sopra la fiamma del camino.
sopra l'acquaio, la "piattaia" (scolapiatti)
spesso una semplice rastrelliera di legno e niente più
Sull'acquaio un sechio di rame o di latta con l'acqua
che doveva servire per tutto, dal lavarsi al bere.
Un "rumaiolo" di rame per prelevare l'acqua dal secchio
Posate di ottone o di rame, un "laveggio" o "naveggio"
la padella.... qualche altro "tegame"...

(guarda anche qui)

poi c'era il forno, spesso fuori, a volte in qualche casa contadina, anche all'interno.

L'alimento principale per cui si usava il forno era il pane,
tutte le famiglie contadine lo facevano in proprio
una volta per settimana e si manteneva sempre morbido.
Per far si che si mantenesse ancora morbido anche dopo giorni,
all'impasto si aggiungeva una patata lessa.

 

Molti coltivavano il grano

e il granturco

Un mobile indispensabile alla famiglia era la madia
detta "arcile" nella quale si impastava il pane,
ma dove si conservava anche la farina.

poi ecco l'operazione più delicata:
scaldare il forno alla giusta temperatura.

Per ripulire il forno dalla cenere,
una volta scaldato, per introdurvi il pane da cuocere,
si usava uno spazzolone di arbusti o erbe che resistevano al calore.
Mia nonna usava l'ortica, la signora nella foto usa il mirto

eccola sotto mentre estrae i pani cotti dal forno
e li allinea sulla tavola

Dopo aver sfornato il pane, il forno manteneva comunque ancora una buona temperatura,
semmai si ravvivava un po' per potervi cuocere altro.

Per esempio la focaccia (magari con l'uva come quella che mi preparava mia nonna)
oppure le "torte co' becchi" d'erbe, di riso, d'amaretti, alla cioccolata...

 

solo a rammentarle mi sembra di sentirne il profumo....

ecco l'ansiana signora che prepara delle focacce... "fogaccia"

Un'altra delle preparazioni che si facevano in proprio
erano gli insaccati
Non c'era famiglia contadina che non avesse il maiale nello "stallino" (guarda anche qui)

E al momento della macellazione, si provvedeva a confezionare i salumi
in quanto non avendo frigo, si diveva fare in modo da conservare più a lungo possibile
e allora saltavano fuori i "preciutti" i salami, la "sarciccia" .

Non si tirava via niente e con le parti meno nobili e il sangue recuperato, si faceva il "bilordo" detto anche
"biroldo" o mallegato" (nel fiorentino lo chiamano "Sanguinaccio")
con altre parti si faceva la "soppressata" detta anche "testina"
nella foto sotto si possono vedere salami e salcicce appese ad asciugare e stagionare.


La salciccia è un salume che lo si può consumare anche pochi giorni dopo il confezionamento,
fino a stagionatura completa.
Ottima cotta sotto la brace, ricordo che mio padre, la incartava in più strati di carta gialla
(carta paglia) poi la metteva sul focolare, la ricopriva di un pò di cenere e quindi di brace ardente
e sopra ancora della cenere.
Ben presto si sentiva lo sfrigolio della cottura e non vi dico il sapore.....
specialmente se la si mangiava con i "rapini" che venivano prima lessati, poi ben sgocciolati e
strizzati, venivano sminuzzati e passati appena appena in padella con un po di aglio e olio.....
una mannaaaaaaaaaaaaa........!


Le donne di casa, soprattutto le nonne, sapevano fare un po di tutto: dal cucito

(guarda anche qui)

alla tessitura ecco una signora al "telare"

 

 

Poi c'erano i lavori dei campi

sotto: Un contadino con una slitta tita da mucche, davanti ad una classica capanna
del tipo "incannicciata" (guarda anche qui)

sotto un contadino sul suo "baroccio" trainato da buoi
davanti alla stalla e capanna
si noti che si intravedono delle "ciocche" (ceppe) di pioppo
servivano per la coltivazione dei "pioppini"
(ottimi in umido con la polenta)



(guarda anche qui)

tra le varie attività che prendevaano tantissimo tempo nella vita del contadino
era la vinificazione: dalla cura della vigna all'infiascatura del vino.

la vendemmia è la fase più bella e significativa di tutto il ciclio
vi partecipa tutta la comunità

ecco una pergola


ecco l'uva appena schiacciata

ed ecco botte e tino

 

Nelle zone di montagna, un'altra delle attività importanti era
la cura, la raccolta e la trasformazione della castagna

 

ecco le "mondine"

 

ed ecco le castagne distese nel "metato" per l'essiccazione

 

nelle zone collinari, c'erano gli oliveti
e allora si produceva olio

ecco sotto un antico frantoio

(guarda anche qui)

 

anche se molto nasceva dalle mani contadine

non tutto poteva essere fatto in proprio allora qualcosa doveva essere acquistato
(guarda anche qui)

ed ecco la vecchia bottega

 

 

il "fiascaio" in Piazza S.Michele

 

e quando non c'era lavoro si emigrava all'estero in cerca di fortuna
Molti dei nostri conterranei lucchesi sono andati per il mondo
portando con se arti e mestieri.
Uno tra i tanti il "figurinaio" detto anche "stucchino"


(guarda anche qui)

 

la vecchia scuola

(guarda anche qui)

 

 

un altro accessorio di casa

 

ed ecco come ci si muoveva...

 

 

un'ambulanza



sotto:
il famosissimo negozio alimentari di "Marzetto" anni '30/40

il mercato ortofrutticolo all'ingrosso in piazza Anfiteatro


 

una volta si chiamavano "spazzini"
poi si trovò il nome "netturbini" oggi "operatori ecologici"
ma sempre "pattume" raccattano. Un lavoro ingrato sotto tutti i punti di vista,
e anche mal pagato, visto il genere di materiale che hanno "per le mani"



anni 1930/1931 Prima Comunione di bambine a Segromigno in Monte
tra quelle bambine c'è anche la mia mamma
(la prima a destra in alto)

1945/47
due foto di "sigaraie" della Manifattura Tabacchi di Lucca
(scherzosamente dette anche "tabacchine" o "tabaccone")


tra quelle "tabacchine" c'è anche la mia mamma

 

 

sotto: " un soccolaro"





sotto: una coppia di sposi (il giorno del loro matrimonio)
dietro di loro addossati al muro della casa
si possono notare "fondi" di zoccoli accatastati a seccare.
Era il 15 febbraio 1947
Gli sposi sono i miei genitori, e gli zoccoli li faceva mio nonno materno.


vecchie capanne di corte

 

un bambino in una corte con una gabbia in mano

inverno 52/53
si noti la scala appoggiata alla porta di capanna, sotto di essa la porta della stalla
e un'altra gabbia attaccata al muro della casa
il luogo è corte "Campanello" a Segromigno in Monte
quel bambino sono io a casa dei nonni.
Quella corte è stato il "regno" delle mie fantasie e dei miei giochi d'infanzia.

 

 

il bucato con la conca e il "cenerone" o "cendorone"

Il cenerone è quel telo che si vede sulla sommità
che serve da filtro in quanto riempito di cenere.
L'acqua bollente, passando attraverso la cenere e i panni
accatastati dentro la conca, fuoriesce dal cannello alla sua base
chiamato "spìscioro". Veniva poi riscaldata di nuovo e riversata
sulla cenere, fino a che la temperatura dell'acqua che fuoriusciva
non era la stessa di quella versata, cioè bollente.
Ciò stava a significare che tutti i panni erano stati passati dal liquido.
Una volta raffreddato, veniva tolto e si passava alla fase di lavaggio a mano
nel lavatoio o là dove non c'era, su delle pietre direttamente
nel greto del rio.
I panni, una volta ben sciacquati e strizzati venivano fatti asciugare in corte o nei prati
in caso di pioggia al coperto nei callari o nelle soffitte.



sotto un corteo funebre esce da porta S. Donato diretto al cimitero di S.Anna



sotto: in era più "moderna"
una via di Lucca addobbata a festa un Natale inizi anni '60



Carnevale 1954
Scuola materna privata della Manifattura Tabacchi di Lucca
Bambini della scuola in costume
il secondo in alto da sinistra con cappello a cono sono io


1958/2004
Viale di Marlia, oggi Viale Europa
in località "Papao"
nel fotomontaggio si noti il cambiamento dopo
mezzo secolo (la bambina è la mia sorellina)







centinaia di attrezzi di vita contadina, sono raccolti nella collezione privata
di Osvaldo Di Paolo (che puoi visitare grartis)
per informazioni (guarda qui)

Salvo le mie foto di famiglia, le altre immgini d'epoca provengono
dall'Archivio Fotografico Lucchese
che ti invito a visitare